Barcellona, 10 luglio 2018
La terza Udienza della Sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) sulla violazione con impunità dei diritti umani delle persone migranti e rifugiate si è svolta il 29, 30 giugno e 1° luglio a Barcellona.
Dopo aver esaminato casi di violazioni dei diritti umani in tema di Genere e diversità sessuale, Minori e Giovani, e Frontera Sur, presentati da organizzazioni di persone migranti e rifugiate, organizzazioni attive nella solidarietà e centri d’inchiesta, le conclusioni delle sei giudici del Tribunale sono schiaccianti: alle frontiere europee si stanno commettendo crimini contro l’umanità. I responsabili sono sia l’Unione Europea sia gli Stati membri, con l’aggravante del fatto che esiste una strategia di non-riconoscimento dei fatti e di garanzia d’impunità per i responsabili individuali e istituzionali.
L’Udienza sugli Spazi di “No diritto” del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è stata convocata e preparata da decine di organizzazioni di persone migranti e rifugiate e altre organizzazioni della società civile e ha potuto contare sulla presenza di una giuria totalmente composta da donne, esperte di riconoscimento statale e internazionale: Teresa Almeida, Bridget Anderson, Marina Forti, Patricia Orejudo, Laia Serra e Stasa Zajovic.
Il 29 giugno l’Udienza è stata inaugurata alla presenza del Comune di Barcellona (Jaume Asens, terzo vicesindaco e M. Dolores López, Commissaria all’immigrazione, interculturalità e diversità), e di rappresententi delle organizzazioni convocanti a livello internazionale (Jille Belisario di Transnational Migrant Platform Europe e Federico Pacheco della Coordinación Europea de La Vía Campesina). Sono intervenuti inoltre Lamine Sarr per il Sindicato Popular de Vendedores Ambulantes y de la Tancada Migrant de Barcelona, Gianni Tognoni, Segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli e Brid Brennan del Transnational Institute.
Jaume Asens ha affermato che “le 100 persone norte oggi nel Mediterraneo ci segnalano una fossa comune, ci segnalano responsabilità politiche in un contesto di crisi dei diritti umani”. Lamine Sarr ha ricordato che le persone migranti incontrano molte più difficoltà nell’attraversare le frontiere che non le loro stesse merci. A sua volta, Federico Pacheco ha osservato che “il discorso che giustifica il razzismo e il colonialismo ha preso forza in tutti i Paesi dell’Unione Europea, giustificando metodi che inaugurano meccanismi di espulsione più efficaci, mentre l’Europa viola la legge internazionale lasciando morire la gente in mare”. Da parte sua Jille Belisario ha rimarcato che con questa sessione “si cerca di avanzare verso il riconoscimento dell’umanità e della dignità delle persone migranti e rifugiate, ma anche visibilizzando la loro partecipazione come soggetti di pieno diritto nell’elaborazione delle alternative verso una società più giusta”. Brid Brennan ha sottolineato che “queste Udienze del TPP hanno sviluppato un grande spazio d’incontro tra persone migranti e rifugiate che sono di per se stesse agenti politici transnazionali e che ci sfidano a costruire nuove solidarietà all’interno della Fortezza Europa”.
L’Udienza è stata introdotta da Juan Hernández Zubizarreta e Beatriz Plaza che hanno collegato gli elementi essenziali dell’Accusa generale tenutasi nel 2017 con i fatti dell’Udienza di Barcellona (Genere e diversità sessuale, Minori e Giovani e Frontera Sur). In particolare hanno denunciato la legge spagnola sugli stranieri e le legge sulla sicurezza cittadina che criminalizzano le persone migranti. Inoltre hanno messo in evidenza la necropolitica europea, al centro delle violazioni con impunità dei diritti e che consiste nel lasciar morire le persone. A sua volta il Segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli ha ricordato il procedimento della Sessione del TPP, osservando che nelle Udienze anteriori (Palermo dicembre 2017, e Parigi gennaio 2018), sono state documentate e definite giuridicamente le politiche europee. Ha affermato che le morti provocate dalla necropolitica europea sono il risultato di una guerra che l’Unione Europea e i Paesi membri hanno dichiarato alle persone migranti e rifugiate, e che gli accordi dei governi europei stanno creando un diritto parallelo che viola i trattati internazionali e consolida autentici crimini di sistema.
Sul tema del Genere e diversità sessuale che è stato introdotto da Carmen Miguel Juan, i casi sono stati preparati e presentati da Ca la Dona, Entrepobles, Mujeres migrantes diversas, ACATHI, Stop Maremortum, Yo sí sanidad universal/PASUCAT, Rete femminista No muri No recinti, Women’s Link, Casa Delle Donne di Roma, Non Una di Meno Genova, APDHA, KASAPI & MELISSA-Grecia, Waling-Waling Campaign for Rights of Migrant Domestic Workers-UK, Women in Exile, Centro Filipino de Barcelona, Mujeres pa’lante, Alianza contra la Pobreza Energética, Unitat Contra el Feixsme i el Racisme (UCFR).
All’interno del quadro definito nell’introduzione in cui si è dimostrato fino a che punto le legislazioni sulla migrazione e sul diritto d’asilo sono “cieche rispetto al genere”, si sono illustrate una serie di conseguenze nella forma di violenze specifiche sulle donne. Il riconoscimento del diritto alla protezione internazionale nei casi in cui le violenze avvengono nello spazio pubblico e da parte di un agente statale, relega in secondo piano molte delle cause da cui fuggono le donne, considerate come cause “domestiche” o “culturali”. Dall’altro lato, il collegamento del permesso di residenza temporaneo a un contratto di lavoro non tiene conto dei lavori di cura cui molte volte possono accedere le donne migranti.
Per quel che riguarda le violenze nel transito, sono stati presentati casi sulle realtà che prevalgono in Italia, Grecia, Germania, Marocco e Spagna. Si è dato risalto al continuum di violenze che subiscono le donne migranti nel paese d’origine, durante il viaggio fino alle frontiere europee e una volta residenti nei paesi europei, nel lavoro, invisibilizzate nelle case o nei campi agricoli, nell’accesso alla sanità, al cibo e alle forniture energetiche. In questo settore è stato presentato anche il caso di persone Lgbti. Nei paesi d’origine sono bersaglio di omicidi, violenze sessuali e di genere, tortura e detenzioni arbitrarie. Nel transito, sono vittime di ogni tipo di violazione dei diritti e una volta in terra europea non esiste un ambito adatto ad assicurare la loro protezione.
Il tema Minori e Giovani è stato introdotto da Raquel Prado e i casi sono stati presentati dall’Espacio del Inmigrante y el Centro Filipino de Barcelona. Hanno segnalato la situazione di abbandono in cui si trovano i minori di 18 anni, nonostante siano protetti da oltre cento norme di diritto internazionale firmate e ratificate dalle UE e da quasi la totalità degli Stati membri. In particolare si sottolinea la Convenzione per i diritti del bambino e della bambina. I minori migranti viaggiano soli, o vengono separati nel corso del transito fino alle frontiere europee. Molti scompaiono, vittime del traffico di persone, di prostituzione, sfruttamento, schiavitù, senza che gli Stati si assumano la responsabilità di cercarli. Hanno denunciato anche che gli Stati comunque non assicurano l’accesso a una vita degna e piena alle persone giovani che hanno compiuto i 18 anni ma sono nelle stesse condizioni dei minori rispetto al resto dei giovani.
Il tema Frontera Sur è stato presentato da Bru Aguilò di Fotomovimiento, e i casi sono stati preparati da NOVACT, Sindicato Popular de Vendedores Ambulantes, Alianza por la Solidaridad, Observatori DESC, Fotomovimiento, Collectif Des Femmes Migrantes Au Maroc – COFMIMA, Women’s Link, SOS Racisme, Centre Delàs, Tanquem els CIEs, Alianza por la Solidaridad, APDHA, Women’s Link, IRIDIA, ELIN. La presentazione del tema è stata inquadrata come uno spazio di “No Diritto”, in cui prevalgono: spoliazione, colonizzazione, neocolonizzazione, imperialismo e neoimperialismo e anche un profondo razzismo istituzionale. Iniziando dagli spazi di No Diritto che appaiono prima di attraversare le frontiere, una volta oltrepassate si arriva agli spazi di No Diritto che si costruiscono attorno alle persone immigrate nelle nostre città grazie al razzismo istituzionale. Poi sono state sottolineate le cifre devastanti degli arrivi: se si prende come termine di paragone il periodo dal 1° gennaio al 10 giugno 2017, e si paragona con il medesimo periodo del 2018, si osserva che gli arrivi sono raddoppiati raggiungendo la cifra di 9.315 arrivi nel 2018 e le morti e le sparizioni si sono moltiplicate per quattro. Nel Mar Mediterraneo più di 14.000 persone sono morte o scomparse dal 2014. Tramite le rotte mediterranee in generale si stima che siano arrivate nel territorio europeo più di 42.000 persone e che solo nel 2017 ne siano state rimandate in Libia 10.000.
Nei casi e nelle testimonianze presentate è stata sottolineata la violazione dei diritti in Marocco, alle frontiere marittime e alla recinzione di Melilla (ad esempio per il caso di Tarajal, quello delle donne dell’Isola del Mare o testimonianze dirette), e sono state denunciate una serie di pratiche da parte degli agenti spagnoli che portarono 15 persone morte lo scorso 6 febbraio. Queste denunce sono state estese ai Centri d’internamento per stranieri (CIEs) che, insieme alle retate di profilo etnico e agli ostacoli burocratici per ottenere la regolarizzazione, contribuiscono a mantenere le persone immigrate in una condizione di vulnerabilità che facilita il loro sfruttamento sul lavoro e il loro silenzio. Dall’altra parte l’esternalizzazione a soggetti privati, spesso transnazionali, è stata denunciata come uno dei pilastri su cui poggia l’architettura che assicura l’impunità nella violazione dei diritti delle persone migranti e rifugiate. In questo senso sono stati sottolineati gli affari che realizzano imprese attive in ambito militare e della sicurezza, ed è stato illustrato nel concreto il caso di INDRA. In questo caso è stata messa in evidenza la corresponsabilità del governo spagnolo che dispone del 18,7% delle azioni dell’impresa. INDRA è stata denunciata per aver costruito la terza recinzione alla frontiera di Melilla, per la produzione di equipaggiamento militare usato dall’Arabia Saudita in Yemen e per aver influito, con altre imprese del settore, affinché la risposta dell’Unione Europea e del governo spagnolo alla “crisi migratoria” sia eminentemente militarizzata.
Le organizzazioni di persone migranti hanno avuto un ruolo centrale nell’Udienza. Non solo nel riconoscimento delle violenze e delle oppressioni che subiscono ma anche in termini di resistenza davanti a queste ferite. Questo si è reso evidente grazie a diverse narrazioni e azioni auto-organizzate che vanno dalla rivendicazione dei loro diritti, come le organizzazioni di lavoratrici domestiche e nei servizi di cura, (Waling-Waling, Mujeres migrantes diversas), alla denuncia e al mutuo appoggio nelle situazioni di oppressione, inclusa la legalità (Women in Exile). Inoltre, è importante sottolineare l’importanza delle alternative economiche proposte dall’associazionismo e cooperativismo del Sindicato Popular de Vendedores Ambulantes, che di recente hanno lanciato l’anti-marchio di abbigliamento “Top Manta”, o la proposta MELISSA-Greece per donne di oltre 45 anni, che fra le altre cose si occupano dei minori non accompagnati. Uno dei principali contributi alla Sessione del TPP consiste nel dare visibilità dell’apporto sociale che queste resistenze generano, intrecciate con le lotte sociali tradizionali. In questo senso la rappresentante di Waling Waling ha detto che “la campagna transnazionale per i nostri diritti di lavoratrici è una dei nostri grandi contributi a questa fase del sindacalismo in Gran Bretagna”.
Mediante un attento ascolto delle storie di vita durante due giorni, e raccogliendo le principali idee contenute nelle testimonianze, le giudici del Tribunale hanno espresso il loro profondo apprezzamento per il coraggio, la forza e la precisione delle persone e delle organizzazioni che hanno presentato le testimonianze. Hanno affermato che alle frontiere europee si stanno commettendo crimini contro l’umanità, e che i responsabili sono sia l’Unione Europea sia i suoi Stati membri.
Patricia Orejudo ha osservato “che abbiamo ascoltato numerose storie di vite ferite da violenze, brutalità e negazione dei diritti. Ciò che hanno in comune è che sono state provocate dall’ubicazione forzosa di queste persone nelle Spazio di No Diritto. La prima causa di questi spazi è che il Diritto discrimina e spossessa dei diritti”. Ha anche segnalato che “No Diritto” si crea per la mancata visibilità delle necessità e specificità di ogni persona. Mediante la sua supposta neutralità, una configurazione androcentrica impedisce l’esercizio dei diritti alle donne, alle bambine e al collettivo Lgbti. “La Legge sugli stranieri è androcentrica quando ignora la specificità del lavoro domestico e di cura, esercitato principalmente dalle donne e in una percentuale importante dalle migranti”. Pertanto occorrono concetti flessibili che attenuino l’intersezionalità della discriminazione. Ha poi sottolineato che gli Spazi No Diritto si generano quando le leggi non vengono applicate e si aprono spazi di impunità e negazione della giustizia. Infine, ha osservato che la conformazione di questi spazi è l’anticamera di ulteriori zone di No Diritto e che, se questo non si contrasta, le limitazioni dei diritti si estenderanno a tutte le persone.
Laia Serra ha definito il Tribunale Permanente dei Popoli come uno strumento di riconoscimento delle violazioni, di visibilizzazione degli schemi sistematici delle violenze, di creazione di nuove categorie politiche e giuridiche e di opportunità di denuncia, di riparazione simbolica, oltre che spazio d’incontro per tessere alleanze. Ha sottolineato l’importanza dell’Udienza allo scopo di ridefinire il dibattito tra il legale e il legittimo, legalità versus giustizia. Ha anche osservato come la frontiera si sia convertita in un concetto basato sulla segregazione, che legittima il mantenimiento di privilegi, una sorta di “nuovo Apartheid”, in cui si confrontano le persone che hanno cittadinanza con quelle che non la possiedono. Ha segnalato che prevale una “invisibilizzazione del fatto che la ricchezza e lo stato di benessere europeo sono costruiti sullo sfruttamento e la violenza contro altri popoli”, nell’ambito di un Debito storico, in cui l’Europa ha “responsabilità per lo sterminio di popoli e culture, e la rapina delle loro risorse”. Ha affermato che alla base delle politiche migratorie attuali si trova il modello economico capitalista. Si è anche pronunciata sul fascismo sociale, “in quanto discorso che banalizza le violenze, rivendica la legittimità della minaccia esterna e la necessità di protezione”.
Teresa Almeida ha segnalato la prevalenza attuale del fascismo sociale, che si manifesta come un regime, cultura e civiltà, in cui i concetti di giustizia, equità, universalità e solidarietà perdono ogni significato. In questo regime, le relazioni sociali e di lavoro sono permeate di segregazione, violenza, precarietà e indifferenza e la democrazia si vuota di significato, smettendo di riconoscere tutte le persone como soggetti di diritti. “Ciò che è stato riportato qui, non è stata unicamente l’indifferenza verso la disperazione e la morte delle persone, ma anche l’ostilità e la criminalizzazione delle persone migranti e di coloro che le appoggiano”, ha segnalato. Ha sottolineato anche che “non solo si permette ma persino s’incoraggiano i soggetti capaci di causare danni alle persone migranti, nel quadro degli accordi che si firmano con i paesi di transito come Marocco, Libia e Turchia e che fingono di agire come custodi che prevengono l’ingresso in Europa delle più orribili situazioni che si possano immaginare”. Ha anche valorizzato la necessità di costituire reti di resistenza che contrastino la militarizzazione e la securizzazione dell’“Europa Fortezza”, possibilmente costruendo spazi come la Sessione del Tribunale Permanente dei Popoli, e anche la creazione di città-rifugio.
Bridget Anderson ha affermato che “il problema non sono le persone migranti, il problema è l’Europa”. Ha osservato che la situazione attuale di queste persone dimostra la natura patriarcale e misogina dell’Europa. “Gli aspetti negativi dell’Europa si legano strettamente con il capitalismo, non sono semplicemente atteggiamenti sbagliati, ma assai di più dominio, espropriazione e interessi, sia a livello economico, sia sociale”. Ha segnalato l’importanza delle alternative che sviluppano le persone migranti negli Spazi di “No Diritto”, convertendo le frontiere in spazi dove si fa politica. In questo senso ha sottolineato l’importanza delle iniziative come quella del Sindicato Popular de Vendedores Ambulantes de Barcelona e del Centro Elin di accoglienza dei migranti. Ha anche osservato che si deve smettere di considerare le persone migranti come vittime che dobbiamo aiutare, ma al contrario riconoscerle come soggetti da cui abbiamo molto da imparare. Ha ricordato che si deve continuare a esigere che la Commissione Europea consenta la libera circolazione delle persone, interrompa l’esternalizzazione nella gestione delle frontiere, assicurando vie libere e sicure e canali legali per entrare in Europa, ma si deve anche esigere i rendiconti delle imprese transnazionali e di alcuni attori umanitari che collaborano strettamente con la polizia e l’esercito. Inoltre, ha affermato che i sindacati devono essere interpellati, perché riconoscono unicamente il lavoro formale, mentre dovrebbero appoggiare lo sviluppo di nuove organizzazioni di lavoratrici/tori più inclusive. Infine, ha raccomandato che si colleghino gli abusi e lo sfruttamento delle persone migranti con i vantaggi delle imprese transnazionali.
Marina Forti ha osservato che i mezzi di comunicazione hanno una responsabilità importante nella diffusione di una narrativa basata su nozioni come l’”emergenza” o la “crisi migratoria”, diffondendo spesso stereotipi negativi sulle persone migranti e le loro organizzazioni. Ha raccomandato in questo senso di lavorare su una narrazione alternativa, e sul ruolo che la stampa può giocare in questa materia. Ha sottolineato che “i discorsi su emergenza, crisi e invasione formano parte di una costruzione deliberata della política della paura e dell’odio. I diritti fondamentali si perdono nei recinti e nelle frontiere, scompaiono nei campi di transito, sprofondano nel Mediterraneo”. Infine ha ricordato l’importanza delle organizzazioni di persone migranti e della società civile organizzata nel ristabilire Spazi di Diritto, in cui si mantenga viva la solidarietà.
Stasa Zajovic ha alluso alla chiusura della rotta balcanica e alla situazione di completa violazione dei diritti che lì avviene, raccoglindo dati sulle narrazioni istituzionali dell’Unione Europea che appoggiano queste situazioni e che, anzi, puntano a normalizzarle.
Il Segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli, Gianni Tognoni, ha concluso che i crimini contro l’umanità denunciati davanti al Tribunale hanno “l’aggravante di una strategia di non riconoscimento dei fatti e della garanzia di impunità per i responsabili individuali e istituzionali”.
La prossima Udienza della Sessione del Tribunale Permanente dei Popoli avrà luogo a Londra nell’ottobre del 2018 e riguarderà il tema del lavoro. L’Udienza finale del Tribunale inizierà ai primi del 2019.
Più informazioni:
http://transnationalmigrantplatform.net/migrantPPT
https://ppt.transnationalmigrantplatform.net/es/audiencia-tpp-barcelona/
Programma dell’Udienza di Barcellona:
https://ppt.transnationalmigrantplatform.net/es/programa-audiencia-de-barcelona-tpp_cat/
Membri della Giuria dell’Udienza di Barcellona:
https://ppt.transnationalmigrantplatform.net/es/jurado-audiencia-barcelona/
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!